
Ci sono libri che non si leggono soltanto: si vivono, si respirano, e alla fine rimangono dentro come un sogno lucido e indelebile. Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov è uno di questi. Un romanzo che affascina, disorienta e incanta, mescolando satira, amore, filosofia e soprannaturale con una maestria unica.
Una trama polifonica
Scritto negli anni ’30 e pubblicato postumo, Il maestro e Margherita intreccia più livelli narrativi che si inseguono e si specchiano l’uno nell’altro:
- A Mosca arriva Woland, un enigmatico straniero che altri non è se non il Diavolo, accompagnato da una corte grottesca e irresistibile (tra cui l’indimenticabile gatto parlante Behemoth). La sua presenza sconvolge la città, smascherando ipocrisie e debolezze della società sovietica.
- Parallelamente, prendono vita le vicende del Maestro, scrittore tormentato, e della sua amata Margherita, disposta a tutto pur di salvarlo dalla disperazione e dal silenzio forzato.
- Infine, come un romanzo nel romanzo, emerge la storia di Ponzio Pilato e di Gesù (qui chiamato Jeshua), che dialoga con i temi eterni di colpa, verità e potere.
Tre piani narrativi che si intrecciano, si specchiano e si amplificano, creando una costruzione letteraria che non ha eguali.
Un romanzo di libertà
Ciò che colpisce maggiormente è la potenza simbolica del libro. Bulgakov, soffocato dalla censura del regime stalinista, mette in scena un’opera che diventa allo stesso tempo satira feroce e atto di resistenza.
Woland, pur essendo il Diavolo, appare come una figura quasi giustiziera: porta caos, sì, ma anche verità. In una Mosca oppressa dall’ipocrisia, è proprio l’irruzione del soprannaturale a rivelare le storture dell’uomo e della società.
E poi c’è l’amore: quello tra il Maestro e Margherita è intenso, devoto, salvifico. Lei è disposta a superare ogni barriera – persino un patto con il Male – pur di restituire la vita e la dignità al suo amato. È forse il nucleo più vibrante del romanzo: l’idea che l’amore, vero e assoluto, sia più forte di ogni potere terreno.
Le mie impressioni
Ho amato profondamente questo libro. È un’opera che sfugge a ogni definizione: non è solo satira politica, non è solo romanzo d’amore, non è solo riflessione filosofica. È tutto questo insieme, e molto di più.
La scrittura di Bulgakov è ironica e visionaria, capace di passare dal grottesco al lirico, dall’assurdo alla poesia pura. Le scene surreali – il ballo di Satana, i dialoghi del gatto Behemoth, l’incontro con Pilato – rimangono scolpite nella memoria come pagine indimenticabili della letteratura mondiale.
Perché leggerlo oggi
- Perché è un classico senza tempo, capace ancora di stupire e far riflettere.
- Perché racconta con lucidità e immaginazione le maschere del potere, l’ipocrisia sociale e la ricerca della verità.
- Perché ci ricorda che l’amore, nella sua forma più autentica, è una forza capace di sfidare perfino il destino.
In definitiva, Il maestro e Margherita è un viaggio letterario straordinario, un’opera che travalica i confini della narrativa e diventa un’esperienza. Un libro che lascia dentro un senso di meraviglia e di inquietudine, e che non smette mai di parlare, a ogni nuova lettura.


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